La voce di cento imprenditrici e professioniste che operano nel sistema economico italiano,
insieme per osservare i fenomeni economici
e sociali del territorio e proporre
iniziative e soluzioni
Baldan Alice
Chiodin Silvia
Maragno Marta
Rossato Cristiana
Barbieri Luisa
Ciani Bassetti Valentina
Mazzonetto Francesca
Salmena Sabrina
Bello Maria Francesca
Cilione Porceddu Giulia
Mazzucato Giovanna
Schiavon Patrizia
Bertagnolli Livia
Confaloni Savina
Miani Elena
Solida Ilaria
Bertino Alessandra
Danieli Lucia
Miola Manuela
Staffieri Claudia
Bertolaso Amelia
Fardin Chiara
Moro Isabella
Trozzi Maria Laura
Bertolissi Giulia
Ferraresso Anna
Origano Tiziana
Tuchtan Adele
Bogana Gianna
Fortuna Marillina
Paris Anna
Turolla Mariagrazia
Bonaiti Graziamaria
Gaia Benedetta
Peretti Clara
Vartolo Daniela
Borgato Anna
Poli Monica
Vernia Francesca
Bortoletto Laura
Gambaro Lorenza
Pomes Cristiana
Zanardo Lisa
Bortolomiol Elvira
Gaz Elena
Prosdocimi Elisabetta
Zanco Maurizia
Bortolomiol Laila
Ghiotto Marina
Puntaloro Giovanna
Zanco Flora
Caovilla Giorgia
Giarrizzo Alessandra
Raisa Valentina
Zanni Elisabetta
Caudullo Giada
Isoli Annalisa
Roncato Federica
Rossa Federica
Cavazzana Roberta
Magnabosco Susanna
Mandurino Katy
Roncolato Claudia
Cavinato Flora
Ceccarello Stefania
Brunello Martina
Capovilla Laura
Benedetti Beatrice
Tasso Federica
Vaianella Giovanna
Baldan Alice
Architetto
Chiodin Silvia
Ingegnere
Maragno Marta
Imprenditrice
Rossato Cristiana
Giornalista
Barbieri Luisa
Imprenditrice
Ciani Bassetti Valentina
Manager
Mazzonetto Francesca
Avvocato
Salmena Sabrina
Manager
Bello Maria Francesca
Commercialista
Cilione Porceddu Giulia
Architetto
Mazzucato Giovanna
Avvocato
Schiavon Patrizia
Imprenditrice
Bertagnolli Livia
Imprenditrice
Confaloni Savina
Giornalista
Miani Elena
Ingegnere
Solida Ilaria
Manager
Bertino Alessandra
Manager
Danieli Lucia
Imprenditrice
Miola Manuela
Manager
Staffieri Claudia
Medico
Bertolaso Amelia
Manager
Fardin Chiara
Manager
Moro Isabella
Imprenditrice
Trozzi Maria Laura
Manager
Bertolissi Giulia
Avvocato
Ferraresso Anna
Avvocato
Origano Tiziana
Manager
Tuchtan Adele
Architetto
Bogana Gianna
Medico
Fortuna Marillina
Imprenditrice
Paris Anna
Ingegnere
Turolla Mariagrazia
Imprenditrice
Bonaiti Graziamaria
Manager
Gaia Benedetta
Commercialista
Peretti Clara
Ingegnere
Vartolo Daniela
Giornalista
Borgato Anna
Consulente
Poli Monica
Manager
Vernia Francesca
Manager
Bortoletto Laura
Imprenditrice
Gambaro Lorenza
Avvocato
Pomes Cristiana
Avvocato
Zanardo Lisa
Ingegnere
Bortolomiol Elvira
Imprenditrice
Gaz Elena
Manager
Prosdocimi Elisabetta
Consulente
Zanco Maurizia
Giudice
Bortolomiol Laila
Commercialista
Ghiotto Marina
Imprenditrice
Puntaloro Giovanna
Manager
Zanco Flora
Psicologa
Caovilla Giorgia
Imprenditrice
Giarrizzo Alessandra
Manager
Raisa Valentina
Architetto
Zanni Elisabetta
Manager
Caudullo Giada
Imprenditrice
Isoli Annalisa
Imprenditrice
Roncato Federica
Imprenditrice
Rossa Federica
Ingegnere
Cavazzana Roberta
Manager
Magnabosco Susanna
Imprenditrice
Mandurino Katy
Giornalista
Roncolato Claudia
Manager
Cavinato Flora
Ingegnere
Ceccarello Stefania
Consulente
Brunello Martina
Manager
Capovilla Laura
Manager
Benedetti Beatrice
Giornalista
Tasso Federica
Psicologa
Vaianella Giovanna
Imprenditrice
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Per il 58% delle laureate del Bo avere dei figli
risulta penalizzante.
PADOVA - Il 40% neppure la mette tra i desideri della propria vita, per il 33% potrebbe essere fra cinque anni, il 28% la ritiene possibile entro un decennio.
Presentato il rapporto che valuta la risposta occupazionale e l'accoglienza nel contesto aziendale.
Un sondaggio presentato al Bo conferma
la penalizzazione dell'universo femminile
nel sistema economico.
I risultati del sondaggio sulle laureate dell’Università di Padova evidenziano i vecchi vizi del mondo del lavoro: nelle posizioni
di vertice si preferisce ancora mettere
un uomo.
Altri report...
Primo maggio, regaliamo alle donne
un contratto "Free Family"
«La maternità ostacola la carriera»
Le neolaureate e il lavoro: «Meglio belle che madri, ai maschi ruoli più elevati»
Bari, Università sempre più rosa,
ma il 49 per cento delle neolaureate è disoccupato
Turismo settore più rosa, ma qui
in Veneto va rilanciato: ecco come
Si chiama "Free family" ed è una "integrazione" pensata per le posizioni di responsabilità che, specie per le donne, rischiano di imporre la scelta "casa o carriera”. Lo hanno messo a punto, in occasione del Primo Maggio, le 100 imprenditrici e professioniste che aderiscono all'Osservatorio Professionale Donna. Il "Contratto Free Family" prevede quattro opportunità che l'azienda concede alla lavoratrice con incarichi di responsabilità, o che si trova in particolari situazioni familiari: elasticità fino a un'ora in entrata e uscita; possibilità di svolgere a casa fino a 2 ore di lavoro la settimana; possibilità di recuperare ore di assenza infrasettimanale anche nel week end; impegno a fissare l’inizio delle riunioni aziendali entro le 16.
"Come imprenditrice ho vissuto anch’io le difficoltà di questa scelta - conferma Anna Giuliani, presidente di Solgar Italia - e intendo dare il buon esempio cominciando dalla mia azienda. Nella nostra area tecnico-scientifica applichiamo già modalità flessibili e part-time per favorire le famiglie, con recuperi nelle attività formative e congressuali del fine settimana promosse dalla nostra azienda. Per la mia esperienza, una flessibilità intelligente torna utile anche all'impresa".
Per Lisa Zanardo, coordinatrice dell'Osservatorio: "Queste indicazioni sono estremamente pratiche, di facile introduzione, e non comportano oneri per l'azienda che, specie per le donne in carriera, ha necessità di organizzarsi. Lo conferma il sondaggio svolto con l'Università di Padova lo scorso 8 marzo. Il 64% delle neolaureate che si affaccia al mondo del lavoro tende a evitare la maternità, e a rimandarla mediamente di 10 anni."
"La famiglia non può essere un ostacolo alla carriera. - conclude l'ing. Zanardo - Il contratto "Family free" è un buon segnale per il management e l'opinione pubblica, che oggi si aspetta maggiore sensibilità su questi temi da parte dell'impresa". Per l'Osservatorio Professionale Donna il "Contratto Family" è una scelta di socialità ma anche di modernità ed efficienza aziendale. Dunque non sono necessari investimenti né stravolgimenti organizzativi per aiutare le donne in carriera. E non soltanto. "E' vero che questo format guarda soprattutto alle donne - conclude Anna Giuliani - ma se le necessità familiari impongono la presenza del papà valgono le stesse regole."
Tratto da: Il Gazzettino del 30 aprile 2016
PADOVA. La loro preparazione è considerata ottima, spesso migliore di quella dei colleghi uomini. Ma le donne in azienda fanno ancora fatica ad entrare, a fare carriera e ad accedere a quelle tutele, come la maternità, che dovrebbero essere scontate. Emerge dall’indagine dell’Osservatorio Professionale Donna, che ha accostato le esperienze delle ragazze appena uscite da una università del nord (Padova) ed una del sud (Bari), scoprendo che la risposta occupazionale e l’accoglienza nel contesto aziendale non sono molto diverse.
Il rapporto, che ha interessato 7mila neolaureate, conferma infatti un contesto complessivamente problematico, e omogeneo da nord a sud, nell’inserimento delle giovani nel mondo del lavoro. Le competenze non sono messe in dubbio: a Padova, secondo l’85% delle intervistate, la donna è percepita con una preparazione pari o superiore a quelle degli uomini, a Bari l’80%. Ciononostante, accedere al posto di lavoro non è mai così facile: per circa l’80% delle intervistate, sia a Padova che a Bari, la bella presenza pesa molto, anzi troppo, nella scelta del candidato. E, anche una volta entrate, la maggior parte delle donne riscontra un ambiente aziendale più difficile: sia a Padova (61%) sia, a maggior ragione, a Bari (71%).
Ma è la maternità a rimanere il problema più grave: il 58% delle laureate del nord e il 69% delle colleghe del sud la considera «causa di meno carriera e più ostacoli». Per Lisa Zanardo, coordinatrice dell’Osservatorio Professionale Donna e curatrice dei due report, «il quadro complessivo dimostra più occupazione a nord, ma più ottimismo a sud, dove però è più deciso il posticipo della maternità. Questi dati rappresentano una ulteriore conferma della necessità di implementare nelle aziende misure di flessibilità». Silvia Quaranta
Tratto da: Il mattino di Padova del 20 dicembre 2016
PADOVA - Il 40% neppure la mette tra i desideri della propria vita, per il 33% potrebbe essere fra cinque anni, il 28% la ritiene possibile entro un decennio. Alla maternità le neolaureate dell'Università di Padova dedicano pochi e fuggevoli pensieri. Tanto che per il 69% di loro tenere un bambino in braccio penalizza il posto e la carriera. Già dai primi passi nel mondo del lavoro, il 37% confessa di aver percepito un'accoglienza diversa, e più diffidente, rispetto agli uomini: per il 34% la chiusura si riscontra prevalentemente nei ruoli più elevati.
La buona notizia è che la preparazione delle donne all'occupazione è sempre più considerata: è percepita positivamente per il 48%, e addirittura in crescita rispetto agli uomini per il 23%. Rimane uno zoccolo duro di irriducibili (20,1%) che ritiene, quasi per definizione, inferiore la preparazione di una donna. Meno esaltante il riferimento alla "bella presenza": solo il 12% delle intervistate va ad una parità di genere. Per il 79% l'essere di bell'aspetto conta ancora molto. Anzi, troppo. E' quanto emerge dal Rapporto sulle neolaureate degli ultimi 3 anni nell'Ateneo di Padova, confrontate con le colleghe dell'Università di Bari, realizzato con l'Osservatorio Professionale Donna.
L'indagine ha interessato 7.000 giovani neolaureate e conferma un contesto complessivamente problematico, e omogeneo da nord a sud, nell'inserimento delle giovani dottoresse in azienda. Anche se per l'80% (85 al nord) delle intervistate la donna è percepita con una preparazione o superiore agli uomini, il 71% (61% al nord) riscontra per le donne un ambiente aziendale più difficile, anche se il 33% nota che la situazione nell'insieme va migliorando. Per la padovana Lisa Zanardo, coordinatrice dell'Osservatorio Professionale Donna, e curatrice del Report, «il quadro complessivo dimostra più occupazione a nord, ma più ottimismo a sud. Per le imprenditrici, la conferma della necessità di implementare misure di flessibilità oraria e incentivi economici per mamme lavoratrici».
Tratto da: Il Gazzettino del 20 dicembre 2016
Presentato il rapporto che valuta la risposta occupazionale e l'accoglienza nel contesto aziendale, realizzato dall'Università di Bari con la collaborazione dell'Osservatorio Professionale Donna. Il 49 per cento delle neolaureate degli ultimi tre anni all’Università degli Studi di Bari è ancora disoccupato. La maternità inoltre rappresenta un ostacolo. È quanto risulta dal rapporto presentato ieri in Ateneo realizzato con la collaborazione dell’Osservatorio Professionale Donna.
Sono state intervistate 7mila neolaureate. Anche se per l’80 per cento (85 per cento al Nord) la donna è percepita con una preparazione superiore agli uomini, il 71 per cento (61 per cento al nord) riscontra un ambiente aziendale più difficile, mentre per il 33 per cento la situazione nell’insieme va migliorando. La bella presenza, che a Sud pesa per il 79 per cento, pesa appena di più al Nord (80 per cento). La maternità resta un problema per il lavoro soprattutto al Sud: per il 69 per cento un figlio porterebbe “meno carriera e più ostacoli”. Non viene presa in considerazione per almeno cinque anni dalla laurea dal 73 per cento delle studentesse baresi (69 per cento la media al nord), che diventano 10 anni per un altro 28 per cento.
Il divario occupazionale Resta sensibile il divario occupazionale: al Sud il 49% delle intervistate é ancora disoccupato, contro il 30 per cento del Nord. Calcolando il tirocinio, l’occupazione complessiva delle neolaureate del Sud è al 19 per cento, quasi la metà rispetto al nord (37%). Significativa l’emigrazione all’estero (7%), cospicua anche al Nord (9%).
Ma sulle Università le donne pesano e peseranno sempre di più. Come ha ricordato il rettore Antonio Uricchio. “All’Università di Bari le donne sono il 62 per cento degli iscritti e il loro apporto è rilevante anche nella struttura interna specie sotto il profilo qualitativo”. “Il sondaggio – secondo Lisa Zanardo, coordinatrice dell Osservatorio Professionale Donna e curatrice del report – disegna uno scenario occupazionale più complesso al Sud, ma le laureate sono più ottimiste rispetto al Nord”.
Tratto da: Bordeline 24 del 17 dicembre 2016
Ma il quadro è complessivamente positivo, le prospettive occupazionali buone, con la rete che si rivela sempre più una grande opportunità per tutti, specie nei settori salute e benessere, e nel format “week end”. E' quanto emerge dal sondaggio sottoposto a 50 operatrici e imprenditrici del settore turistico della nostra regione selezionate, con il contributo degli uffici Confcommercio di Padova, Treviso e Rovigo, dall'Osservatorio Professionale Donna, l'Associazione che raccoglie un centinaio di imprenditrici e professioniste che operano a nord est. La ricchezza monumentale del territorio resta il punto di forza del nostro turismo per la metà delle intervistate: altri elementi di forza sono la varietà del paesaggio, il forte numero di siti di interesse turistico e soprattutto l'offerta gastronomica, che si inserisce pienamente nelle caratteristiche, e nelle aspettative, del nostro patrimonio "artistico" con una più marcata regionalizzazione.
A fronte di questa "crescita culturale" del nostro turista, restano da potenziare alcuni servizi del territorio: per il 75% i punti di informazione turistica in loco sono pochi e difficili da trovare, e per l'80% gli aeroporti veneti sono efficienti ma mal collegati. Secondo le operatrici e professioniste intervistate, un patrimonio così importante richiede un sempre maggiore l'impegno nella formazione professionale: per il 60% la conoscenza delle lingue resta un punto critico, e numerosi sono i solleciti a intervenire anche nei programmi complessivi degli istituti alberghieri. Da sottolineare che per oltre il 20% delle intervistate è necessario introdurre la formazione continua obbligatoria anche tra gli operatori del settore turistico, specie per il Veneto dove l'aspettativa della clientela, soprattutto internazionale, è molto elevata.
E questo non solo per il personale direzionale e front office: ma anche per operatori di bar e ristoranti, dove le organizzazioni professionali hanno già una lunga esperienza formativa. Il turismo veneto è una opportunità sempre più grande per economia ed occupazione: una opportunità che, per l'80% delle intervistate cresce anche grazie alla rete, considerata un punto di vantaggio per il turismo di qualità del nostro territorio. Una qualità che ha una particolare connotazione femminile: proprio nel turismo infatti, secondo il 40% delle intervistate, le donne sono più valorizzate rispetto ad altri settori e sono, per la loro alta professionalità, un fondamentale elemento di successo del nostro turismo.
Per Monica Soranzo, presidente Padova Hotels Ascom/Confcommercio: "La "i" delle informazioni turistiche deve essere visibile dal primo arrivo in aeroporto a Venezia, ma anche all'arrivo a Castelfranco. I turisti hanno bisogno di un riferimento immediato per "usare" al meglio il nostro territorio che proprio per la sua ricchezza presenta alcune complessità: per questo servono sinergie con i privati, specie commercio e servizi. Pensate quanti bar e negozi in posizioni strategiche possono diventare punti di riferimento per il turista. Integrando e razionalizzando investimenti, spazi e risorse umane, i risparmi sono immediati.".
Tratto da: Il Gazzettino del 3 agosto 2016
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